La “raccomandazione” in Francia…

La raccomandazione, elemento sociale italiano conosciuto da tutti, puo’ essere interpretata diversamente in contesti extraitaliani.

In un Paese con caratteristiche più meritocratiche dell’Italia, quale è la Francia, la “raccomandazione”, intesa come qualcuno che raccomanda una determinata persona a terzi, esiste, e in ambiente medico-universitario è ampiamente usata. Il posto di FFI, o quello di Chef de Clinique, è spesso dato grazie a un passaggio d’informazione diretto tra il primario del reparto dove il posto è disponibile e una terza persona, che spesso appoggia il candidato. In caso di candidature “spontanee”, cioé senza interventi ulteriori, il responsabile del dipartimento che riceve la candidatura, se interessato al curriculum, contatta uno o più dei precedenti datori di lavoro per recuperare maggiori informazioni. Non è considerato da evitare, e spesso è pure consigliato, allegare al curriculum e alla lettera di motivazione per il ruolo al quale si ambisce, una lettera di apprezzamento di uno o più dei precedenti primari per i quali si è lavorato. Ovviamente questi primari saranno poi prontamente contattati da colui a cui la domanda e il CV sono indirizzati.

Tutto ciò puo’ essere ascrivibile a un concetto di “raccomandazione”, che in Francia è accettata, incoraggiata e totalmente alla luce del sole. Da un lato c’è il vantaggio della trasparenza, dall’altro se il candidato proposto si dimostra non all’altezza del ruolo e dei compiti assegnatigli, il relativo primario non ne tesserà certo degli elogi e la sua carriera potrebbe risultarne adombrata o danneggiata o addirittura compromessa. In un sistema di questo tipo, i giovani medici si motivano ancor di più e spingono per dare sempre il massimo, essendo  certi che i loro sforzi saranno ripagati e che i risultati di carriera non tarderanno a venire.

Questo articolo è dedicato ovviamente più ai medici italiani ancora nella penisola che ai connazionali già stabiliti in Francia, che già ben conoscono e probabilmente apprezzano questo aspetto del sistema francese.

Parché la Francia? Perché la Francia no?

Un editoriale su quello che è la vita di tutti i giorni nella sanità francese sembra quasi d’obbligo, dopo questi primi mesi d’esistenza di meditinfrancia.wordpress.com.

L’esterofilia tipicamente italica è forse da rivedere, soprattutto alla luce di un sistema sanitario, quello francese, che brilla per diversi punti positivi, ma anche per alcuni che lo sono meno.

Chi scrive è qualcuno che ha ben apprezzato i vantaggi di una prassi basata sulla meritocrazia, che favorisce l’apprendimento, sostenendo l’inserimento lavorativo dei giovani specialisti. E’ questa la motivazione principale che spinge molti giovani medici a lasciare l’Italia per trovare un tale tipo di realtà laddove essa sia presente. La Francia ne è un buon esempio. Soprattutto in specialità manuali come la chirurgia. Interventi di by-pass gastrico, colectomie laparoscopiche, epatectomie, pancreasectomie, realizzati da chirurghi under 35, in tutta autonomia, coadiuvati unicamente da uno specializzando, sono degli esempi che rispecchiano una cultura dell’esperienza pratica che è alla base della crescita di un chirurgo. Tutto ciò accompagnato probabilmente da una popolazione di pazienti che non si aspetta di vedere uno specialista con i capelli bianchi per considerarlo degno di fiducia per interventi anche importanti, associato a un corpo docente universitario che si dedica alla progressione teorica ma soprattutto pratica degli specializzandi. Si deve inoltre considerare l’attitudine e l’abitudine di fare continue riunioni uni- e multi-disciplinari che permettono di prendere delle decisioni collegiali che consentono un continuo apprendimento per chi vi partecipa, associato a delle scelte terapeutiche comuni, rafforzando quindi il processo decisionale.

Lavorando e vivendo in Francia ci si accorge però di quanto diverse, e spesso in peggio,  siano in realtà molte situazioni sanitarie locali. La sécurité sociale copre una certa percentuale delle spese sanitarie, compresi ricoveri ospedalieri per motivi vari, ma  solo una percentuale, appunto. Per questa ragione i francesi hanno spesso un’assicurazione privata che permette di far fronte alla differenza. I pediatri e i medici di famiglia sono molte volte in regime libero professionale. I medici di base si possono occupare dei casi pediatrici come di quelli degli adulti, per garantire l’assistenza alla popolazione che non può permettersi di pagare un pediatra. E questo talvolta a scapito dell’accuratezza diagnostica e terapeutica sulla popolazione pediatrica. Strette regole d’igiene sono a volte aleatorie. Non è infrequente vedere in reparto o anche in sala operatoria, personale che calza ciabatte da piscina piuttosto che zoccoli. In caso di traumatismo osteo-articolare la gestione in Pronto Soccorso è lasciata a dei non-specialisti in ortopedia, fatto salvo per gli eventi più gravi. Questo significa che un paziente con una frattura non esposta e non comminutiva, in un ospedale universitario, è visto da uno specializzando in specialità chirurgica, ma spesso non ortopedica, o addirittura da uno studente di medicina al quinto o sesto anno. E sono queste persone che realizzano il primo gesso dell’infortunato. La maggior parte delle radiografie inoltre (torace, addome senza contrasto, ecc.) non sono refertate.

Il vantaggio innegabile della formazione chirurgica dei giovani presenta alle volte, nella realtà francese, un problema di gestione della responsabilità che, soprattutto in urgenza, lascia da solo il giovane specialista, su cui pesa tutto il carico dell’indicazione e del gesto operatorio. Gesto operatorio che per un chirurgo che opera di notte o nel fine settimana, si traduce in un atto effettuato senza strumentista, che non è disponibile in tali occasioni per problemi di carenza di personale, e solo con uno specializzando come aiuto operatorio. Un tale contesto crea dei giovani chirurghi che, gioco-forza, si formano rapidamente, ma permette bene d’immaginare i rischi legati a questo lacunare sistema.

Ognuno ha ovviamente, nella propria esperienza formativa e professionale, degli argomenti per confermare o meno queste poche righe, che restano delle opinioni soggettive ma basate sul contatto diretto con le situazioni descritte. L’intento di questo scritto è dare uno spunto di riflessione sul fatto che, come sappiamo tutti del resto, vi è del buono e del meno buono in ogni cosa.

Nel contesto europeo dove viviamo e lavoriamo, l’ideale sarebbe forse l’utopica illusione d’amalgamare le esperienze, forgiando una realtà dove sia presente il meglio di ciascun sistema.

La Francia non è solo “la Francia”

L’immancabile Centre National de Gestion ha recentemente pubblicato (10/2/2012) i bandi per il reclutamento di vari medici specialisti per la Nuova Caledonia. Si va dal pneumologo al chirurgo digestivo, dallo psichiatra al pediatra e al ginecologo.

In un articolo precedente, meditinfrancia.wordpress.com aveva segnalato come vi sia una grossa richiesta di medici sul territorio francese. Ma dal punto di vista politico, la Francia non è solo l'”esagono” d’oltralpe, rispetto all’Italia, Corsica compresa, ovviamente. La Francia sono tutti i vari territori e dipartimenti  d’Outre-Mer (TOM e DOM) il cui governo è lo Stato francese.

Nonostante la soppressione dei reparti e la chiusura inesorabile di molti ospedali per ragioni economiche, nonostante la cosiddetta “desertificazione” della presenza medica in molte aree della Francia metropolitana (anche se lì l’interesse politico e dei media è piuttosto e principalmente per i medici di base), le offerte del settore pubblico non mancano. Spesso nella ricerca di una collocazione, molti specialisti tralasciano il fatto che, anche se lontani dal vecchio continente ci sono territori francofoni dove i titoli Italiani sono riconosciuti come se ci si trovasse in Europa.

Il link sui bandi relativi alla Nuova Caledonia è il seguente: http://www.cng.sante.fr/Nouvel-article,646.html

Attenzione però! Dando un’occhiata ai forum di discussione che parlano delle trasferte in ‘Outre-Mer, molti di coloro che sono partiti per periodi relativamente brevi (uno o due anni), una volta tornati alla “métropole” hanno parecchie difficoltà a riadattarsi alla vita che avevano lasciato prima dell’esperienza del DOM-TOM.

Spesso il loro desiderio è di ripartire!

Riconoscimento titoli esteri in Italia

A volte medici italiani passati oltralpe decidono di tornare nella penisola, grazie agli immancabili concorsi che permettono di trovare collocazione in un ospedale pubblico o privato.

La domanda da presentare al Ministero sarà valutata da un’apposita commissione (Conferenza dei servizi). Qualora il titolo da equiparare non segua le norme di conseguimento accettate in Italia, il candidato dovrà superare una prova d’esame o seguire un “tirocinio di adattamento” presso una struttura universitaria italiana. La scelta tra l’esame e il tirocinio spetta al richiedente. Informazioni dettagliate sono pubblicate sulla GU n° 35 del 12 febbraio 2011

Per chi volesse far riconoscere in Italia il lavoro svolto all’estero ecco di seguito il modello del ministero della Salute:

Ministero della Salute

DIPARTIMENTO DELLA QUALITA’

DIREZIONE GENERALE DELLE RISORSE UMANE E DELLE PROFESSIONI SANITARIE

UFFICIO IV

DELL’EX MINISTERO DELLA SALUTE

RICONOSCIMENTO DEL SERVIZIO SANITARIO PRESTATO ALL’ESTERO

 

Gli interessati devono presentare la seguente documentazione in regola con le leggi fiscali:

1)    Domanda in carta semplice diretta a questo Ministero – Dipartimento della Qualità – Direzione Generale delle risorse umane e delle professioni sanitarie – Ufficio IV – Via Giorgio Ribotta n.5 – 00144 – Roma – con la quale si richiede la dichiarazione di equipollenza con espressa indicazione del periodo di servizio prestato (giorno, mese ed anno di inizio e cessazione dal servizio).

In tale domanda l’interessato deve inoltre dichiarare,con valore di dichiarazioni sostitutive di certificazione, ai sensi dell’art. 46 del D.P.R. 28.12.2000, n. 445:

a)     di essere in possesso della cittadinanza italiana o di uno dei Paesi dell’Unione Europea;

b)    di essere in possesso del diploma di laurea in …., conseguito in data …., presso l’Università …., di ….;

c)     di essere in possesso del diploma di abilitazione conseguito in data …., presso l’Università …., di ….;

d)    di essere in possesso del diploma di specializzazione in …., conseguito in data …., presso l’Università di  ….,

e)     di essere iscritto all’Ordine dei …., della provincia di …., dal ….;

Nella domanda l’interessato dovrà, inoltre, per il caso in cui non ritenga di presentare apposite certificazioni, dichiarare, ai sensi dell’art. 47 del D.P.R. 28.12.2000, n. 445, con valore, quindi, di dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, i seguenti stati, fatti e qualità personali. Tali dichiarazioni, se non contenute nell’istanza, possono essere anche presentate contestualmente alla stessa, ai sensi dell’art. 38 del D.P.R. 28.12.2000, n. 445:

f)     se durante il periodo di lavoro svolto all’estero risultava/non risultava in servizio alle dipendenze dello stato italiano o di altri Enti pubblici e privati italiani. In caso affermativo, indicare la denominazione dell’Ente, la natura e la durata dell’aspettativa o congedo concessi, nonché la qualifica funzionale rivestita e la disciplina praticata;

g)     se il servizio all’estero è stato svolto in qualità di borsista;

h)    se durante il servizio all’estero e comunque successivamente all’anno accademico 1991/1992 risulta o meno iscritto a scuole di specializzazione in Italia o in uno dei Paesi della U.E., ai sensi del Decreto Legislativo n. 257 dell’8.8.1991, e successivo 17 agosto 1999, n.368. In caso affermativo occorre indicare la scuola di specializzazione,la disciplina e l’Università sede della scuola,occorre anche specificare se il servizio prestato all’estero prima della specializzazione è stato utilizzato per il successivo conseguimento della stessa ovvero se risulta parte integrante della formazione specialistica;

i)      di avere/non avere prestato il servizio nell’ambito di un progetto di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, ai sensi della legge 26.2.1987, n. 49.

L’interessato deve, infine, dichiarare:

j)      di non aver utilizzato e di non utilizzare il servizio prestato all’estero per il riconoscimento di una eventuale conseguente specializzazione.

N.B. : I punti h) e j) riguardano solo i medici.

2)    Fotocopia semplice di un documento di riconoscimento in corso di validità.

3)    Una marca da bollo da 14,62 euro per il rilascio del decreto di equiparazione.

4)    Certificato dell’Autorità Sanitaria del Paese estero (Ministero o Autorità pubblica equivalente abilitata alla certificazione) debitamente autenticato qualora prodotto in fotocopia, dal quale risulti:

a)     che l’Istituto o Ente alle cui dipendenze è stato prestato il servizio è una istituzione fornita di una propria autonomia amministrativa, economica ed operativa, la cui attività è diretta al soddisfacimento di interessi pubblici e non privatistici e, quindi, deve risultare espressamente scritto che si tratta o di un “Ente pubblico” o di una “Istituzione di interesse pubblico” ovvero di una “Istituzione privata senza scopo di lucro”;

b)    ai fini, poi, dell’equiparazione ai tipi di ospedali previsti dal nostro ordinamento, il certificato dovrà indicare se trattasi di struttura sanitaria universitaria. Tale attestazione, è bene precisare, non può essere rilasciata dall’Ente presso il quale è stato prestato il servizio;

c)     nel caso di servizio prestato alle dirette dipendenze di Ministeri, Organi Regionali, Provinciali e Municipali o di altri Organi Pubblici è sufficiente la produzione dell’attestato di servizio contenente anche gli elementi di cui al punto b).

5)    Certificato dell’Ente o Istituto estero debitamente autenticato qualora prodotto in fotocopia, dal quale risultino:

a)     data del certificato: tale data dovrà essere posteriore alla cessazione dal servizio prestato o quanto meno coincidere con la data della cessazione stessa. Qualora il termine del servizio sia successivo alla data del rilascio del certificato, occorrerà che nel certificato stesso sia chiaramente indicato che il sanitario risulta al momento in servizio. In quest’ultimo caso, la data del certificato sarà considerata quale termine del servizio. Deve essere altresì specificato l’esatto periodo di inizio e cessazione dal servizio (indicazione del giorno, del mese e dell’anno);

b)    le funzioni in concreto svolte ed il reparto presso cui l’interessato ha svolto la sua attività. Qualora il servizio sia stato svolto contemporaneamente presso più reparti, deve essere indicata la disciplina prevalentemente praticata. Inoltre, dovrà essere specificato, ove possibile, il livello gerarchico funzionale caratterizzante il rapporto di servizio dell’interessato al fine di poter stabilire l’equipollenza alle qualifiche esistenti nel nostro ordinamento;

c)     caratteristiche del servizio (dovrà essere specificato se l’attività è stata svolta a tempo pieno e se è stata retribuita).

Il certificato di servizio deve essere sottoscritto dal legale rappresentante dell’Ente (ad esempio, dal Rettore per l’Università, dal Presidente o dal Direttore Amministrativo per l’Ospedale, dal Sindaco per il Comune, dall’Assessore per l’Assessorato, ecc…). Pertanto, non saranno ritenuti validi i certificati rilasciati, ad esempio, dai primari, capi servizio, ecc…

6)    I certificati di cui ai numeri 4 e 5 devono essere tradotti in lingua italiana dalla competente rappresentanza diplomatica o consolare, ovvero da un traduttore ufficiale, ai sensi dell’art. 33 del D.P.R. 28.12.2000, n. 445:

N.B: Qualora prodotti in fotocopie autenticate sul territorio italiano da Comuni, Uffici della Pubblica Amministrazione, USL, notai, ecc…, i suddetti certificati dovranno essere assoggettati all’imposta di bollo vigente (14,62) euro in marche da bollo ogni quattro facciate), ai sensi dell’art. 1 della vigente tariffa del bollo allegata al D.P.R. 26.10.1972, n. 642 e successive modificazioni. Alle fotocopie autenticate dalle Autorità diplomatiche italiane all’estero non si applicano le disposizioni di cui sopra in materia di bollo.

Questo Ministero si riserva, in ogni caso, anche in conformità a quanto espressamente suggerito dal Consiglio di Stato, di effettuare gli accertamenti del caso per il tramite del Ministero degli Affari Esteri e di richiedere documentazione integrativa e di procedere all’eventuale riconoscimento del servizio solo a completamento dell’acquisizione delle necessarie notizie.

7)    Tutti i certificati di cui ai nn. 4 e 5 devono essere vistati dalla competente autorità consolare italiana all’estero (“Visto per conferma” ai sensi dell’art. 2 della legge 10.7.1960, n. 735). Il citato “Visto per conferma” non può essere sostituito dal “Visto per la legalizzazione della firma” né dal generico “Visto dal Consolato”.

8)     Per il riconoscimento del secondo livello dirigenziale, per quanto riguarda le categorie di medici, veterinari, farmacisti, odontoiatri, biologi, chimici, fisici e psicologi, gli interessati debbono integrare la documentazione con dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà attestanti il possesso del requisito dell’anzianità di servizio di cui all’art.5- puntob) del D.P.R. 10.12.1997, n.484.

N.B.- Si rammenta che gli interessati dovranno indicare chiaramente nella domanda di equiparazione il proprio recapito telefonico e l’indirizzo presso il quale  questo Ministeo invierà ogni necessaria comunicazione in merito alle rispettive pratiche ed il decreto di riconoscimento.

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Pazienti chirurgici su Parigi. Dispo per “prise en charge”

Chère Consœur, Cher Confrère,

si vous n’avez pas de places dans votre service ou ailleurs dans l’Hôpital, n’hésitez pas à me contacter directement sur mon sur mon téléphone personnel, soit le 06 31 04 97 77, pour me parler du cas clinique du malade à transférer.
Je me permets de vous écrire pour me présenter et pour me rendre disponible pour prendre en charge un ou plusieurs de vos malades, en cas de besoins.
Après mon Clinicat en Chirurgie Générale et Digestive qui a duré 4 ans, à l’Hôpital Lariboisière et à l’Hôpital Tenon, je me suis récemment installé en secteur libéral dans les deux établissements privés suivants:

• La Clinique du MONT-LOUIS
8-10 rue de la Folie-Régnault
75011 PARIS
Consultation sur RDV: 01 43 56 54 32.
• Le Centre Médico-Chirurgical FLOREAL
40 rue Floréal
93170 BAGNOLET

Consultation sur RDV: 01 48 97 73 55.
Je sais par expérience que quand on n’a pas de lits, c’est souvent très difficile d’avoir des réponses favorables de la part des autres hôpitaux, alors que dans le privé la prise en charge est souvent plus rapide…
Je me permets de vous rappeler qu’avant de transférer le malade, il faut que le malade ait une couverture sociale avec une carte Vitale à jour.
Je me tiens à votre disposition pour tout renseignement complémentaire.
Dans l’attente d’un prochain contact, je vous prie de croire, Chère Consœur, Cher Confrère, en l’assurance de mes sentiments les meilleurs.

Docteur Axel RICCI

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